Ormai il problema della plastica e del suo difficile smaltimento è sotto gli occhi di tutti. Spesso nei documentari e nei telegiornali si vedono veri e propri oceani di plastica, che inquinano i nostri mari e di conseguenza anche i pesci che arrivano sulle nostre tavole.
I pesci, credendo che la plastica sia plancton, la mangiano e si sentono sazi ma di fatto muoiono di fame. Se poi vengono pescati la situazione per certi versi è ancora più pericolosa, poiché di fatto mangiamo i pesci che hanno ingerito la plastica da noi stessi prodotta.
E poi c’è il problema delle falde acquifere, che assorbono la plastica abbandonata in natura. Ma, su quelle stesse falde acquifere, sorgono i campi di agricoltura e di allevamento che producono i cibi che noi mangiamo. Il risultato è quindi lo stesso: rischiamo di mangiare la plastica prodotta da noi stessi, con tutte le conseguenze nefaste che è facile immaginare.
Perché è così complicato riciclare la plastica?
La plastica è uno dei materiali più difficili da riciclare e possono volerci addirittura secoli prima che le plastiche si smaltiscano del tutto. Ma perché è così complicato riciclare la plastica?
Una prima criticità è da ricercare nella struttura stessa della plastica, composta da polimeri che però hanno proprietà e caratteristiche diverse. Ci sono i polimeri termoindurenti e i polimeri termoplastici. I primi sono difficili da riciclare poiché risultano molto resistenti e richiedono temperature elevatissime, mentre i secondi sono più facili da riciclare.
Considerando che le plastiche sono molto differenti tra di loro, sono richiesti macchinari e tecnologie specifiche per il corretto riciclaggio che non tutte le aziende hanno. Una bottiglia e il suo tappo, ad esempio, sono realizzati con plastiche differenti e richiedono un sistema di riciclaggio diverso. Proprio per questo motivo è opportuno rivolgersi ad aziende specializzate nello smaltire la plastica.
Quali sono le moderne tecnologie di riciclaggio della plastica?
Oggi sono state messe a punto diverse tecnologie che consentono di riciclare la plastica in modo sostenibile, così da poterla riutilizzare senza eccessivi sprechi. Possiamo distinguere 4 ricicli principali:
- riciclo primario: trattamento meccanico di rifiuti polimerici che consente di ricreare prodotti equivalenti a quelli originali;
- riciclo secondario: trattamento meccanico di rifiuti polimerici che consente di creare prodotti con qualità inferiori rispetto a quelli originali;
- riciclo terziario: processi finalizzati a recuperare costituenti chimici dai rifiuti polimerici;
- riciclo quaternario: processo che permette di generare energia dai rifiuti.
Il riciclo primario può essere applicato ad un numero ristretto di materie plastiche e impone delle condizioni piuttosto restrittive. Il riciclo secondario consente di creare prodotti di qualità inferiore rispetto a quelli originali ma, in ogni caso, la plastica al termine del ciclo di vita deve essere smaltita e gettata in una discarica.
Questi due ricicli possono fornire una soluzione parziale che comunque non risolve del tutto il problema, per questo motivo l’attenzione si sta spostando sulle altre due tipologie di riciclo, quello terziario e quello quaternario che comprendono altri processi avanzati come la gassificazione, la pirolisi e la depolimerizzazione. Il riciclo terziario fornisce calore e syngas, mentre il riciclo quaternario oltre al calore e al syngas fornisce anche idrocarburi liquidi.
La pirolisi nello specifico è uno dei processi più apprezzati che pulisce, asciuga e fonde le materie plastiche. L’impasto fuso ottenuto viene inserito in una fornace e, tramite un camera di pirolisi, vengono separati i gas e poi scomposti tramite un condensatore e una colonna di distillazione.
Alla fine del processo si ottengono gasolio, diesel e kerosene che possono essere nuovamente riutilizzati come carburanti o come materie prime per nuovi processi di polimerizzazione per produrre nuove plastiche.
L’approccio olistico dello smaltimento della plastica e l’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica
Migliorare e implementare ovunque il riciclo della plastica è sicuramente un’ottima cosa, ma bisogna adottare un approccio sempre più olistico che prevede la riduzione di questo materiale alla fonte. L’obiettivo deve essere produrre meno plastica a beneficio di altri materiali decisamente più facilmente riciclabili e più sostenibili.
Poi è altrettanto importante sensibilizzare le persone sulla necessità di usare meno plastica possibile ed evitare comportamenti poco virtuosi, come lasciare piatti, bicchieri e bottiglie di plastica in natura dopo un pic-nic, giusto per fare un esempio.
I governi hanno avviato politiche finalizzate a ridurre la produzione di plastica, ma il cambiamento deve partire dai cittadini. Del resto è anche loro interesse e delle generazioni future mantenere il pianeta pulito.
In primis sarebbe opportuno evitare l’uso di plastica usa e getta. Ad esempio quando si va al supermercato a fare la spesa è sufficiente portarsi un sacchetto della spesa riutilizzabile, magari in telo o in juta, senza dover acquistare sempre nuove buste di plastica.
Un buon riciclo della plastica va impostato a monte, quindi ognuno nella sua casa deve effettuare una corretta separazione dei rifiuti. Altra buona pratica è acquistare prodotti sfusi, riducendo così l’uso di imballaggi di plastica, e scegliere marchi affidabili ed eco-friendly.